Sake Masterclass in collaborazione con WSET

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“Sake is growing in importance in international market, and it is a beverage that offers increasing business opportunities. This one day sessions offers introduction to WSET level3 award in Sake; intro to sake tasting, main categories and label terms, ingredients, production steps and sake service including food matching.”

In occasione del Milano Sake Festival abbiamo concordato una straordinaria partnership con il Wine & Spirit Education Trust, la prestigiosa scuola di Londra, prima a introdurre corsi professionali sul sake in Europa. Una insegnate del WSET, Natsuki Kikuya, sarà presente a Milano per una esclusiva Masterclass a posti limitati. Continua a leggere

[Evento] O Shogatsu – Il Sake e i rituali del Capodanno giapponese

Il Sake ha profondi legami con lo Shinto, la religione animista del Giappone per cui la natura, i cicli della vita e l’agricoltura costituiscono la spina dorsale delle tradizioni del paese. In questo frame culturale gli inizi e le cerimonie che li accompagnano (inaugurazioni, nascite, fondazioni) sono di estrema importanza. Non poteva essere altrimenti per O Shogatsu (O = titolo onorifico, Sho = Nuovo, Gatsu = Mese) che rappresenta il capodanno giapponese.

Vi aspettiamo domenica 27 gennaio presso l’Hotel Milano Scala (LINK) con due turni di degustazione di 30′ alle 17:00 e alle 18:00 per un evento in cui conoscere meglio queste tradizioni e degustare assieme il Sake in tre forme molto particolari, tipiche di O-Shogatsu e delle cerimonie:

Amazake

Una bevanda tradizionale a bassissima gradazione alcolica, fatta di riso fermentato e non filtrata.

 

O Toso sake

Una bevanda a base di Sake e un mix di 13 spezie (Toso san) di origine giapponese e cinese, storicamente bevuto come medicinale, oggi augurale e religioso (viene offerto al tempio a capodanno).

 

Kinpaku Sake

È un sake con addizionata foglia d’oro per renderlo più pregiato, usato in occasioni festive: ricorrenze,matrimoni, celebrazioni.

I sake saranno accompagnati da un dolcetto tradizionale di capodanno e da una proiezione di foto e spiegazione dei rituali e usanze del capodanno giapponese.

L’ingresso costa 20€ per gli associati, che hanno la possibilità di avere un posto riservato, e 30€ per i non associati e daremo assieme il benvenuto all’anno del serpente: Hebi Toshi.

 

Pre-registratevi mandando una mail a laviadelsake@gmail.com o su facebook: https://www.facebook.com/events/426381734099615

Come raggiungerci

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Due seminari sul Sake a Firenze, per il Nimi Festival.

Siamo lieti e onorati di essere stati incaricati dall’organizzazione del Nimi Festival, il più importante Festival Giapponese in Italia, di condurre due seminari sulla, storia, produzione e servizio del Sake. Gli appuntamenti, per chi volesse seguirli, sono:

 

Sabato, 8 dicembre 2012 – ore 17:00 (50 min)

“Sake: Storia e produzione” con degustazioni di abbinamenti a pagamento.

 

Domenica, 9 dicembre 2012 – ore 12:00 (50 min)

“Sake: Tradizione e abbinamenti” con degustazioni di abbinamenti a pagamento.

 

Altre info sul sito del Nimi Festival: http://2012.nimifestival.it/nimi-2012/conferenze/la-via-del-sake/#

Due pregiudizi da sfatare sul Sake

Un Sake ghiacciato per aperitivo al bar del 42° piano del Cerulean Tower Hotel di Tokyo

Quante volte alla richiesta: “Vuoi/vuole un sake?” abbiamo pensato o risposto:

“No, è troppo forte…”

oppure

“Non ho voglia di qualcosa di caldo!”

Eppure il sake viene in larga misura consumato freddo e la sua gradazione oscilla solitamente tra i 14° e i 16°, come un vino siciliano.

Certo… caldo esalta il suo copro e si presta ad accompagnare dolci grassi o carni succulente, ma la freschezza di un Daiginjo abbinata a delle cruditè è quanto di più lontano ci sia dall’idea di un distillato (Il sake è un fermentato! Non un distillato…) o di un liquore.

Continuate a seguirci: vi spiegheremo le differenze trai vari tipi di sake, come servirlo e come degustarlo e cercheremo assieme di seguirlo e di liberarci dei molti pregiudizi che ci separano dal conoscere a fondo questa meravigliosa bevanda con una storia millenaria.

Il Toji e l’arte di trasformare il riso in sake

Grazie a Natsuki Kikuya scopriamo questo bellissimo video che ci racconta la magia e la tradizione della produzione del sake. Il Toji (mastro cantiniere) è colui che governa tutto il processo produttivo del sake, di cui si tratta in questo sito. Oggi rilassiamoci e godiamoci questi tre minuti di poesia.

 

Gli elementi fondamentali del Sake: il riso

 

Il Nihonshu è una bevanda alcolica ottenuta dal riso, la cui qualità caratterizza enormemente quella del Sake. Il riso solitamente usato a tavola, però, quale il Koshihikari o Sasanishiki, non è adatto per la produzione di Sake. Il riso utilizzato per la produzione di Sake viene chiamato Sakamai oppure, più formalmente, Shuzou-Koutekimai e ha le caratteristiche che andremo a vedere in questo articolo.

– I chicchi sono più grandi di quelli del riso da mangiare.

Nella produzione del Sake, infatti, il riso viene raffinato (assottigliato) fino al 50-70% (rimane circa il 50-30% del chicco). Per cui i chicchi devono essere robusti da poter sopportare la raffinatura, e devono avere una consistenza omogenea.

 

– Lo Shinpaku  nel riso da sake, è maggiore rispetto al riso da tavola.

Lo Shinpaku (il cuore del chicco, la parte centrale formata in prevalenza da amido) è morbido e poroso, in gradi quindi di assorbire facilmente acqua. All’interno di questi pori si moltiplicano i Kouji, i microbi che generano la saccarificazione

 

– Il riso da sake contiene meno proteine e grassi, ed è ricco di amido.

L’elemento più importante del riso nella produzione del Sake è l’amido, che deve avere una buona purezza.  Durante la produzione del Sake la proteina del riso si scompone in aminoacidi, che aggiungono profondità al palato del sake, ma se sono troppi danno un sapore tropo forte.  Il riso da Sake ha l’amido concentrato all’interno, e proteine e grassi verso la superficie. Per questo, per produrre il Sake Ghinjyo, la qualità più pregiata, il riso viene raffinato di più per rimuovere grasso e proteina contenuti sulla parte esterna del chicco

 

– Il riso da sake assorbe meglio l’acqua.

È fondamentale che il chicco non si spacchi durante l’assorbimento dell’acqua. Il livello d’acqua nel chicco è un fattore estremamente importante e delicato che influenza il sapore del Sake, per cui il tempo di assorbimento dell’acqua viene calcolato al secondo. Nelle fasi successive, quando si cuoce il riso a vapore, l’interno del chicco deve contenere una buona quantità di acqua ma la sua superficie deve essere dura e liscia: è questa la condizione ideale per la produzione del Kouji, il microbo che farà fermentare il riso.

Il microbio di Kouji, infatti, avanza all’interno del chicco cercando acqua. Per farlo penetrare profondamente all’interno del chicco, deve esserci poca acqua in superificie e molta all’interno. Una fermentazione in cui il chicco viene scavato in profondità èa il viatico per la produzione di un buon Sake.

 

– Un riso difficile da coltivare.

Esistono una ventina di tipi di riso da Sake, ma solo circa i 15% dei Nihonshu sono prodotti con questi tipi di riso. Il riso da sake, infatti, è difficilie da coltivare e quindi è disponibile in quantità limitate. La pianta del riso da Sake è più alta di quella del riso da tavola: a volte raggiunge anche i 170cm e cede facilmente, soprattutto in condizioni meteorologiche avverse (pioggia o tifoni). Il gambo della pianta deve essere robusto da poter sostenere i chicchi più grandi del normale riso: per questo è importante anche la qualità del terreno. Le piante di riso da sake, infatti, a volte cadono anche a causa di coltivazioni troppo intensive con poco spazio di rispetto tra una pianta e l’altra.

 

– Il re del riso da Sake : Yamada-Nishiki.

Yamada-Nishiki ha un soprannome “Re del riso da Sake”. Questa razza, creata nel 1936, è un frutto di numerose ricerche mirate a trovare il riso ideale per il Sake. La varietà Yamada-Nishiki dispone di tutte le caratteristiche ideali per la produzione di Sake ed in più è molto duttile: anche in caso d assorbimento d’acqua parziale, è in grado di produrre comunque un buon Sake dal gusto ampio ma nello stesso tempo raffinato. Il Yamada-Nishili, però, è anche il riso più difficile da coltivare : la pianta è più alta delle altre, si ammala facilmente e richiede la massima attenzione nella coltivazione. Quasi tutti i Sake Daighinjyo vengono prodotti da questo riso, solitamente coltivato nella provincia di Hyogo, Okayama o Fukuoka.

 

Altri risi da Sake

– Omachi

Si tratta del riso da Sake più antico, coltivato già nel 1866. È anche l’unico riso da Sake puro (senza incroci) rimasto. Il Sake prodotto con questo riso è meno profumato da quello prodotto con Yamada-Nishiki, però ha un gusto più distinto e profondo. Il 90% della produzione di Omachi avviene nella provincia di Okayama.

– Miyama-Nishiki

Produce un Sake meno secco, non molto profumato e con un sentore residuo di riso. Viene coltivato nelle zone fredde del Giappone, nelle province di Iwate, Akita, Yamagata, Miyaghi, Fukushima, Nagano.

– Gohyaku-Mangoku

Produce un Sake dal gusto liscio, elegante, secco e leggermente profumato. Viene coltivato nella provincia di Niigata, Fukushima, Toyama, Ishikawa.

Gli elementi fondamentali del Sake: l’acqua

Senza della buona acqua non può nascere un buon Sake

Circa l’80% della composizione del Nihonshu* è acqua: elemento fondamentale e determinante per un buon Sake. Per produrre Sake, infatti, serve una quantità d’acqua pari a 50 volte la quantità di riso (per 1 tonnellata di riso servono 50 tonnellate di acqua) e ciò fa capire quanto l’acqua influenzi il sake.

Tutte le città giapponesi note per la produzione di Sake si trovano, infatti, in aree ricche di acqua pregiata. Alcuni produttori utilizzano acqua dei propri pozzi (che forniscono acqua di qualità diversa a seconda della profondità), altri quella del fiume vicino, altri addirittura fanno venire l’acqua da lontano con delle autobotti.

Acqua e Sake al tempio di Nishi Honganji a Kyoto (Ph. @MarcoMassarotto)

 

Cosa si intende per “buona acqua” nella produzione di Nihonshu?

L’acqua adatta alla produzione di Sake deve contenere molti sali minerali quali magnesio, acido fosforico o potassio, che nutrono il Kouji** e il lievito, portando a una fermentazione attiva e stabile. Nello stesso tempo l’acqua deve contenere poco ferro, manganese e rame che stimolano l’ossigenazione e provocherebbero il deterioramento del Sake (il colore del Sake iperossigenato tende ad arrossire). Nell’acqua per il sake il ferro deve  essere meno di 0,05 milligrammi /ℓ: acqua così povera di ferro non è facile da trovare.

 “Sake maschile e Sake femminile”

C’è un detto in Giappone: “Il Sake maschile viene da Nada, il Sake femminile da Fushimi”.  Nada e Fushimi sono due zone note (e rivali) per la produzione di Nihonshu di qualità. La prima si trova nella città di Kobe (provincia di Hyogo) e la seconda nella città di Kyoto.

È un detto che nasce dal fatto che il Nihonshu prodotto con l’acqua dura (quella di Nada) ha un gusto secco e quello con l’acqua dolce (di Fushimi) risulta morbido e pastoso.

L’acqua dura contiene più sali minerali che nutrono il lievito quindi accelera la fermentazione, dando come risultato un Sake dal gusto secco, distinto e corposo. Con l’acqua dolce, che contiene meno sali minerali, invece la fermentazione avanza lentamente, lasciandoci un Sake dal gusto dolce, morbido, delicato, leggero e profumato. Ovviamente non è solo la qualità dell’acqua a determinare il carattere di un Sake: ci sono altri fattori come il tipo di riso, la sua raffinatura o la scelta del lievito, ma di certo l’acqua è un fattore cruciale.

Acqua dura e acqua dolce

L’acqua con tanti sali minerali (calcio e magnesio) viene chiamato “acqua dura”, e quella con pochi sali minerali “acqua dolce”. La maggior parte dell’acqua del Giappone è dolce ma in alcune zone sgorga acqua dura. Ecco una formula per calcolare il grado di “durezza” dell’acqua ai fini della produzione di Sake.

Come ottenere il grado di durezza di acqua (unità americana)

Durezza (mg per 1ℓ) ={Ca (calcio) (mg) x 2,5}+{Mg (magnesio)(mg) x 4,1}

Acqua dolce 0-60mg/ℓ

Acqua media-dolce 61-120mg/ℓ

Acqua dura 121-180mg/ℓ

Acqua molto dura oltre 181mg/ℓ

 

Acqua di Fushimi (acqua dolce) @ Gekkeikan Okura Sake Museum

 

Miyamizu: l’acqua perfetta

L’acqua utilizzata per i Nihonshu di Nada viene chiamata “Miyamizu”, nasce nella città di Nishinomiya ed è stata scoperta nel 1840 da un produttore di Sake: Tazaemon Yamamura. Ha un grado di durezza pari a 110-150mg/ℓ, è una dell’acqua più dure tra quelle utilizzate per la produzione di Sake (come acqua in generale rientrerebbe nella categoria di durezza media). In confronto la durezza dell’acqua di Fushimi, che è molto più dolce, è di 50-80mg/ℓ.

L’acqua “Miyamizu” sgorga attraverso uno strato di granito e contiene un’elevata quantità di potassio e una quantità di acido fosforico 10 volte superiore rispetto all’acqua normale. Inoltre la presenza di ferro, nemico del Sake, è meno di metà della quantità media.

Quest’acqua sembra fatta apposta per la produzione di Sake. Si pensa che il motivo di questa particolare composizione sia il fatto che subito sotto dello strato dove sorge l’acqua “Miyamizu” ci siano degli strati di conchiglie o che una volta questa zona fosse stata una spiaggia.

La scoperta di una giusta quantità di sali minerali è stata storicamente molto importante, perché quest’acqua stabilizzava il Sake, rendendolo adatto al trasporto fino a Edo (l’attuale Tokyo).

 

*Nihonshu e Sake sono sinonimi, vedi: http://www.laviadelsake.it/sake-etimologia/

**Kouji Ingrediente chiave nella produzione di Sake. è il microbo Koji (aspergillus oryzae) coltivato sul riso cotto al vapore. Viene aggiunto nel Shubo (“madre di Sake” ovvero lievito iniziale), serve per saccarificare l’amido di riso.

Sake: le origini della parola (what’s in a name).

Indagando sull’origine di una parola spesso se ne può comprenderne meglio il significato e lo spirito. Sulla parola “Sake” ci sono diverse teorie e come si legge nel Kojiki o nel Nihon-Shoki in antichità lo chiamarono in diversi modi come “Kushi”, “Miki” o “Ki”.

Di tutti questi modi “Ki” fu il più utilizzato. Esso deriva da “Ke”, denominazione generale che raggruppa il cibo e le bevande. Successivamente la sua pronuncia si sarebbe trasformata in “Ki”. Tuttoggi il Sake viene chiamato anche “Miki”(御酒) o “Omiki”(御神酒), anteponendo  i prefissi onorifici tradizionali giapponesi alla parola “Ki”.

Una teoria dice che la parola Sake derivi da “Sakae no Ki” (Ki o bevanda che fa prosperare). Per una seconda verrebbe da “Sakae mizu” (acqua che fa prosperare) perché a chi beve il Sake si ingrandirebbe il cuore e il portafoglio, divantando molto ricco. Una terza presume che nasca dal verbo “Sakeru” (evitare), perché bevendolo si evitano il freddo e la negatività. A conferma di ciò c’è un detto in giapponese che recita: “Il Sake è la miglior medicina” (酒は百薬の長).

Oggi la parola Sake è un appellativo che indica la bevanda alcolica in generale, oltre a riferirsi al liquore specifico che si ottiene dalla fermentazione del riso. Per il Sake, infatti, c’è la parola “Nihon-Shu” (Shu è un’altra lettura dell’ideogramma Sake) e che significa il Sake (vino, liquore) del Giappone.

A riprova di quanto il Sake, o meglio il Nihon-Shu, occupi nella cultura giapponese il posto che il vino occupa in quella italiana si sappia che il vino in giapponese si dice “Budou-Shu” che letteralmente significa il Sake dell’uva. La birra si chiama “Baku-Shu”, che vuol dire il Sake del grano.

In ogni caso il Sake è di buon augurio, legato profondamente alla cultura del Sol Levante e viene utilizzato spesso anche nei rituali religiosi, oltre ad accompagnare la vita quotidiana e i pasti dei giapponesi.

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